Secondo Federmacchine, il 2024 è stato un anno critico per ii beni strumentali con consumi interni in calo. Lieve ripresa nel 2025 (+1,6%) grazie a export e Transizione 5.0.

Nel 2024, l’industria italiana dei beni strumentali ha registrato un netto calo di fatturato, consumo interno ed export, secondo i dati Federmacchine, chiudendo con un 7,4% (52,5 mld €).
Ridotta sia la componente export (–4,2%) sia le consegne sul mercato domestico (–13,7%), con un consumo interno in flessione di –14,3%. Il 2025 lascia intravedere una lieve ripresa (+1,6%), grazie a una tenuta dell’export (+0,6%) e al rilancio del mercato interno (+3,7%), sostenuto dalle misure di Transizione 5.0.
Cala il fatturato 2024 beni strumentali secondo i dati Federmacchine
Nel 2024, la federazione registra:
- Fatturato totale: 52,5 mld € (–7,4%)
- Export: 36 mld € (–4,2%)
- Consegne italiane domestiche: 16,4 mld € (–13,7%)
- Consumi interni: 26 mld € (–14,3%)
- Importazioni: 9,8 mld € (–15,2%).
L’import/consumo di beni strumentali si attesta al 37,3%, mentre l’export/fatturato sale al 68,7%, segno di una forte propensione all’export, nonostante i timori sul calo della domanda interna.
Previsioni 2025 per l’industria dei beni strumentali: crescita moderata
Per il 2025 si stimano:
- Fatturato a 53,3 mld € (+1,6%)
- Export stabile: 36,3 mld € (+0,6%)
- Consumi interni: 26,7 mld € (+2%)
- Consegne nazionali: 17 mld € (+3,7%)
- Importazioni in leggero calo: 9,7 mld € (–1%).
Il quadro segnala una leggera inversione di tendenza, con segnali di stabilità in un contesto internazionale ancora incerto.
Distribuzione geografica export 2024: mercati e criticità
Nel 2024, l’export italiano si è rivolto prevalentemente a:
- Europa: 68% del totale (in Italia 31,3%, altri Paesi 36,3%)
- Americhe: 16,6%
- Asia: 11,8%.
Per i principali mercati:
- Stati Uniti: 5 mld € (–0,1%)
- Germania: 3,6 mld € (–8,5%)
- Francia: 2,5 mld € (–5,2%)
- Cina: 1,6 mld € (–12,7%)
- Spagna: 1,5 mld € (+3%).
Instabilità del mercato e nuove strategie per l’export
Il presidente di Federmacchine Bruno Bettelli ha commentato con lucidità il quadro congiunturale del settore dei beni strumentali, sottolineando come il 2024, seppur difficile, non rappresenti un crollo strutturale, ma una fisiologica contrazione dopo anni di crescita sostenuta. “Nonostante la discesa piuttosto ripida – ha affermato Bettelli – il fatturato 2024 si è mantenuto su livelli comunque elevati, anche in virtù dell’exploit degli anni precedenti.”
Il ruolo dell’export e le incertezze sul mercato statunitense
Uno dei temi centrali toccati dal presidente è l’instabilità del commercio internazionale, in particolare le conseguenze della guerra commerciale tra USA, Europa e Cina. Gli Stati Uniti, da anni primo mercato di destinazione per i macchinari italiani, rappresentano un punto critico nel 2025.
“Per noi costruttori di macchine – ha spiegato Bettelli – gli Stati Uniti sono il primo mercato di esportazione. Tuttavia, i dazi minacciati dall’amministrazione Trump rischiano di compromettere seriamente la competitività italiana.”
Pur riconoscendo la strategicità del mercato USA, Bettelli evidenzia che le barriere tariffarie non sono l’unica preoccupazione: “Il problema maggiore non è il dazio in sé, ma il clima di incertezza creato dai continui annunci, rilanci e smentite, che sta bloccando gli investimenti. Alcuni imprenditori segnalano già il congelamento delle decisioni d’acquisto in attesa di un quadro più chiaro.”
Accordi alternativi e strategia di diversificazione dei mercati
Per fronteggiare questa instabilità geopolitica, Federmacchine propone una visione strategica orientata alla diversificazione dei mercati esteri. Bettelli invoca un maggiore protagonismo europeo e l’attivazione di accordi di libero scambio, come già avvenuto con l’intesa tra UE e MERCOSUR.
“Dobbiamo essere pronti a costruire un piano alternativo – sottolinea Bettelli – nel caso in cui il dialogo commerciale con gli USA non produca gli effetti sperati. Gli accordi internazionali possono offrire sbocchi interessanti per il nostro export.” In quest’ottica, la federazione continua a investire su azioni promozionali e missioni nei mercati ad alto potenziale, in collaborazione con il sistema Paese. “A ottobre torneremo in Messico con CONFINDUSTRIA – ha aggiunto – per presentare il secondo Rapporto Ingenium. È un paese chiave per il nostro comparto, come dimostra l’interesse già registrato nei recenti incontri.”
Export potenziale e ruolo delle istituzioni italiane
Il Rapporto Ingenium, elaborato insieme a Confindustria, mette in luce 8 miliardi di euro di export potenziale che le imprese italiane dei beni strumentali possono ancora intercettare, a patto di agire in sinergia con le istituzioni pubbliche e i partner internazionali.
“Serve un impegno forte da parte di tutti gli attori del sistema – ha dichiarato – dal MAECI a ICE, SACE e SIMEST, per sostenere concretamente la penetrazione delle imprese nei mercati di interesse.”
Politica industriale post-Transizione 5.0
Sul fronte interno, Bettelli ha posto l’attenzione sulla necessità di pensare già da oggi al dopo Transizione 4.0 e 5.0, che si concluderanno nel 2025. Tali misure hanno rappresentato un sostegno essenziale alla domanda di beni strumentali, in particolare macchine e impianti connessi e ad alta efficienza. “Il 2025 segnerà la fine delle misure 5.0 – ha concluso – ed è fondamentale che il governo lavori da subito a una nuova politica industriale che accompagni la manifattura italiana nei prossimi anni. Il settore ha bisogno di certezze, visione e continuità per investire in innovazione.”
Fase di stabilizzazione, ma serve strategia
I dati Federmacchine evidenziano una fase critica per il 2024, con un calo generalizzato dei principali indicatori. La ripresa attesa nel 2025 è tuttavia cauta (+1,6%), guidata dalla tenuta dell’export e da un lieve recupero dei consumi interni. Il rilancio del comparto passa dall’attuazione efficace della Transizione 5.0, dalla riduzione dell’incertezza geopolitica e da un piano industriale post-2025 che garantisca continuità e visione strategica.
a cura di Maria Bonaria Mereu
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